Mi chiamo Enrico e voglio una vita in blu. L’ho saputo sin da subito, sin da quando ho emesso il primo vagito. Ora, a vent’anni anni, non ho cambiato idea.
La mia prima parola non è stata “mamma” o “papà”, ma “bu”. Versione imperfetta di “blu”. I miei genitori l’hanno presa bene ed in quell’occasione, per premiare lo sforzo linguistico, mi hanno regalato una copertina blu.
Il blu è tutto nella mia vita. E’ il primo colore sul quale la mia vista si posa al risveglio. L’ultimo al momento di coricarmi.
Sdraiato a letto osservo il soffitto, ovviamente dipinto di blu, e vi vedo nuotare dentro balene, squali, sirene, pesci pagliaccio…ed ogni sorta di meravigliosa creatura marina. Abbassando gli occhi poi fisso l’orizzonte oltre le tende blu…e mi accoglie un rassicurante, eterno cielo notturno. Blu. Poi mi addormento. Ed i miei sogni sono sempre blu. A volte con qualche sfumatura azzurra e bianca. Ma per lo più… blu.
Ricordo che da piccolissimo i miei compagni di giochi mi fissavano sbalorditi quando cedevo loro decine di pastelli multicolori in cambio anche di un solo blu. Persino usato e consunto. Era un dettaglio davvero irrilevante. Il blu tra le mie dita diventava una magia, e loro non riuscivano a capirlo. Figuriamoci le maestre. Alla mamma ripetevano spesso, con voce preoccupata, “suo figlio ha qualcosa che non va”. Non le ho mai biasimate per questo. Ho saputo che molte di loro oggi sono tremendamente infelici. Forse perché nelle loro vite non c’è abbastanza blu.
Il blu l’ho ereditato da papà. Anche la sua stanza, da ragazzo, era blu. La sua chitarra. Molti dei suoi abiti.
Mamma invece non indossa il blu. Però lo comprende. Lo ama incastonato nei paesaggi naturalistici ed anche sulle copertine dei libri. Eʼ stata lei a regalarmi il mio primo pennello da pittore. Quello col quale ho dipinto la mia stanza, e la mia vita, di blu.
Di blu e di libertà.
“BLU” tratto da “Rime filanti e racconti ad occhi aperti”
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